Dormire insieme ai propri figli è un argomento che genera sempre molte discussioni tra i genitori e gli approcci riguardo a questo argomento sono vari. Parlandone, non voglio giudicare nessun tipo di scelta, vorrei solo che si capisse che spesso riguardo a questa modalità di accudimento ci sono troppi pregiudizi.
Condividere il sonno non significa necessariamente dividere il letto, infatti c’è chi preferisce usare il side-bed, ovvero un letto unito a quello dei genitori. Per cosleeping si intende ogni situazione nella quale un adulto, solitamente la madre, dorme abbastanza vicino al suo bambino da poter rispondere ai suoi segnali di richiesta d’attenzione durante la notte. Bedsharing invece, si dice quando viene condiviso anche il letto; roomsharing quando ad essere condivisa è la camera da letto.
Qualsiasi scelta facciano i genitori non è certo facile andare contro corrente e contro i dogmi della propria cultura di appartenenza.
A questo fine è importante che prima della nascita, i genitori valutino in maniera critica le pratiche di accudimento dei bambini nella propria cultura e acquisiscano informazioni che li aiutino a capire il perchè di certe richieste dei bambini. Infatti accettare i bisogni del proprio bambino può aiutare a far capire ai genitori che non lo stanno viziando se gli permetteranno di dormire insieme a loro.
Dormire insieme ai propri figli ha infatti effetti protettivi anche in termini di prevenzione della SIDS, la sindrome della morte improvvisa del lattante, o morte in culla.
Effetti protettivi:
- Protezione immunologica: il sonno condiviso si associa spesso a maggiori poppate notturne e quindi a maggior apporto di sostanze presenti nel latte che rafforzano le difese immunitari del piccolo.
- Aumento degli ormoni: l’allattamento notturno stimola la produzione materna di prolattina che aumenta un aumento di sensibilità della mamma nei confronti del piccolo.
- Armonia del respiro: La madre funziona da “metronomo” respiratorio del bambino come in gravidanza e ricorderebbe al bambino di respirare.
- Il tatto come alleato della respirazione: la pelle e le sue terminazioni nervose stimolano la respirazione del bambino che sta a contatto con la mamma.
- Più sonno in fase REM: i bambini che dormono insieme ai genitori trascorrono più tempo in fase REM, perciò le concentrazioni di ossigeno nel loro sangue sono più alte e le loro reazioni di risveglio sono più efficaci in caso di disturbi respiratori.
- Regolazione termica: il calore del corpo della mamma aiuta il bambino a regolare la propria temperatura e la propria respirazione che diminuisce a causa del freddo.
Dormire insieme ai propri figli rientra nelle cosiddette cure prossimali, ovvero che prevedono a vicinanza tra madre e bambino. Questo aspetto non è una moda del momento, ma una condizione necessaria per la sopravvivenza della specie, presente nella maggior parte dei mammiferi e questa teoria è dimostrata da molti studi. Al contrario non esiste uno studio che dimostri i benefici di interrompere precocemente l’allattamento al seno, di far piangere il bambino finchè non si addormenta, o di renderlo indipendente prima del tempo, sono tutti miti moderni in contraddizione con le esigenze psicologiche, affettive, fisiologiche e biologiche di tutti i bambini del mondo.
Certo che i bambini crescono lo stesso con qualche pianto in più o anche se li si tiene per la maggior parte del tempo nei contenitori che l’industria inventa di continuo per sostituire i genitori come i box, le sdraiette i girelli ecc.., ma questo darà ai bambini soltanto una mancanza di contenimento, una mancanza di relazione.
Non sono i bisogni de bambino che si devono adattare alla società, ma semmai sarà il contrario!
Il sonno condiviso è un’esperienza positiva per la famiglia purché i genitori prendano alcune precauzioni:
- I genitori non dovrebbero dormire insieme ai propri figli se sono obesi, fumatori e se hanno assunto alcol o droghe.
- Tra il materasso e il bordo del letto non devono esserci spazi
- Non ci devono essere cuscini e coperte morbide vicino al viso del bambino.
- Non ci dovrebbe essere spazio tra il letto e il muro per evitare che il bambino rotoli in quella direzione.
- Il bambino non dovrebbe essere messo a dormire a pancia in giù, nè su un fianco.
Spero che questo articolo liberamente tratto dal libro “E se poi prende il vizio?” di Alessandra Bortolotti, possa schiarirvi le idee riguardo al sonno condiviso e che possa esservi stato utile. Lasciatemi pure i vostri commenti a riguardo!
Alla prossima!
Mi consola..
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