GRAVIDANZA · PARTO

Il dolore nel parto: il suo significato

“Se c’è una cosa che mi fa spaventare, del mondo occidentale, è questo imperativo di rimuovere il dolore..”

                                                                                        Secondo me – Brunori Sas

Si, anche a me spaventa molto la visione della società oggi, l’aspirazione solo e soltanto al benessere, eliminando ogni tipo di sofferenza, anche le più lievi. Senza pensare che invece passare attraverso il dolore è spesso, se non sempre necessario, per conoscersi meglio, conoscere i propri limiti ed apprezzare ancora di più i momenti positivi.

Anche in un momento della vita importante per la vita di una donna, come il parto, le donne spesso decidono di delegare agli operatori, ritenuti garanti di sicurezza, senza considerare che l’esperienza nascita è un evento che ha un’enorme importanza per la vita futura, se consideriamo che è carico di condizionamenti secolari, se consideriamo che l’opportunità di ripetere l’esperienza è estremamente ridotta a causa del numero basso di figli, e se inoltre consideriamo che a nascere è una nuova persona con una vita intera davanti nella quale l’inizio gli dà un imprinting fondamentale, forse è un evento che merita andare un po’ oltre il caso e la spontaneità; è necessario riflettere prima di andare incontro al parto.

Il nostro stile di vita è molto lineare ed esclude il disagio, le donne spesso si trovano impreparate di fronte a queste irruzioni vitali nella linearità programmata, o di fronte alle esperienze reali. Nella nostra società dobbiamo imparare a reintrodurre la ritmicità, la motivazione profonda, imparare a seguire l’istinto e le sensazioni e anche a portare attenzione verso il bambino dentro di noi.

 

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PAURA

La paura c’è. Nasce dall’incognita, da esperienze e racconti negativi e in parte da condizionamenti sociali. Paura di perdere il controllo, paura della propria emozionalità, la paura di scoprirsi, la paura dell’inadeguatezza e debolezza, la paura di morire, di perdersi. Molte sono paure ontogenetiche, ovvero specifiche a seconda dell’appartenenza sociale, altre filogenetiche, ossia insite nell’atto di partorire e di nascere, comuni a tutte le donne. La paura è una reazione fisiologica a una minaccia, aumenta l’attenzione e la capacità reattiva.

Ci sono vari modi di reagire alla paura: si può reprimerla e allora si trasformerà in ansia, o malattie fisiche, si può subirla passivamente e si trasformerà in afflizione; o si può decidere di esprimerla, diventa sì, contagiosa verso gli altri, previene i danni interni, ma guardandola in faccia, individuandola, e allora si dissolve.

ACCETTAZIONE DEL DOLORE E PARTO ATTIVO

Quello che possiamo fare è arrivare all’accettazione del dolore, attraverso l’apprendimento, la ricerca e sicuramente per arrivare a ciò sono necessari tempo, attenzione e strumenti adeguati.

Ed è qui che si parla di parto attivo: la donna sceglie di essere protagonista della sua esperienza, del suo parto. Il parto attivo è espressione di libertà, potenza, centralità della donna, del suo compagno e del suo bambino.

Bisogna lavorare sull’accettazione del dolore per potenziare queste attitudini presenti nelle donne moderne, anche se un po’ sepolte.

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IL DOLORE

La funzione fisiologica del dolore è quella di protegge il corpo da danni, rende attivi.

Il dolore è una guida preziosa, e l’indispensabile risposta al dolore è il movimento.

La libertà di movimento permette alla donna di assumere istintivamente le posizioni più antalgiche, quelle di minor resistenza e compressione. In questo modo la donna protegge se stessa da danni al bacino, al collo dell’utero, al perineo, protegge anche il suo bambino da malposizioni, diminuendo stress e rischio di asfissia.

Il dolore stimola le endorfine, che vengono particolarmente concentrate nel liquido amniotico per proteggere il bambino.

Il dolore è la guida attraverso il processo del parto che indica la via, la modalità e attraverso le sensazioni corporee orienta la donna sul momento in cui si trova.

Fattori culturali spesso danno una valenza negativa al dolore: sofferenza inutile, punizione, perdita di controllo, essere in balia di forza negative, prezzo da pagare per avere un bambino, pericolo per la propria salute e integrità, pericolo per il bambino ecc..

Tutte queste valutazioni portano il sistema affettivo e motivazionale a percepire il dolore con avversione, con atteggiamenti di fuga e retrazione; e questo porta anche ad un abbassamento della soglia del dolore.

Se cambia l’atteggiamento con cui una donna interpreta e accoglie il dolore, cambia la percezione e la soglia del dolore si alza. Cambia anche la reazione affettiva, il dolore viene infatti percepito con una valenza positiva, come forza, come ritmo, com un’onda, come fatica, come “dolore vivo”, senza reazioni avverse, di fuga o retrazione.

Vengono inoltre stimolate le endorfine che contribuiscono all’auto-gratificazione della donna. Perciò cambiare valenza al dolore rappresenta uno dei suo strumenti endogeni, una delle sue risorse.

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COME PREPARARSI

Prepararsi al parto, informandosi, riguardo alle procedure assistenziali, alla fisiologia, andando a vedere il posto in cui si desidera partorire, valutare tutte le possibilità con i pro e i contro delle varie forme di analgesia.

E’ compito dell’ostetrica informare la donna, ma il compito delle donne è quello di chiedere, conoscere, desiderare di essere informate su ogni dettaglio che riguarda un momento tanto importante quanto il parto.

Si può proporre alle donne di comporre un “piano del parto”, redarre su carta come si desidera essere assistite durante il parto in una situazione fisiologica. ( Ve ne ho parlato qui).

Quindi donne, superiamo il modello passivo che esisteva in passato e l’atteggiamento acritico che ne conseguiva!

Adesso, attraverso i corsi frequentati in gravidanza, richiedete strumenti cognitivi che vi permetteranno durante il parto di comprendere, di evitare interventi inutili, di partecipare alle decisioni e al timing rispetto agli interventi necessari.

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E’ un argomento a cui tengo molto, la naturalezza e la spontaneità del parto, sono secondo me due pilastri fondamentali e ciò a cui dovremmo aspirare.

Prendere coscenza, informarsi, essere partecipi; questo non finirò mai di dirlo, è fondamentale, ed è ciò che fa la differenza. Siamo noi a decidere, non lasciamoci scorrere la vita addosso.

Allora una donna disse: Parlaci della Gioia e del Dolore.
E lui rispose:
La vostra gioia è il vostro dolore senza maschera,
E il pozzo da cui scaturisce il vostro riso, è stato sovente colmo di lacrime.
E come può essere altrimenti?
Quanto più a fondo vi scava il dolore, tanta più gioia potrete contenere.
La coppa che contiene il vostro vino non è forse la stessa bruciata nel forno del vasaio?
E il liuto che rasserena il vostro spirito non è forse lo stesso legno scavato dal coltello?
Quando siete felici, guardate nel fondo del vostro cuore e scoprirete che è proprio ciò che vi ha dato dolore a darvi ora gioia.
E quando siete tristi, guardate ancora nel vostro cuore e saprete di piangere per ciò che ieri è stato il vostro godimento.
Alcuni di voi dicono: “La gioia è più grande del dolore”, e altri dicono: “No, è più grande il dolore”.
Ma io vi dico che sono inseparabili.
Giungono insieme, e se l’una siede con voi alla vostra mensa, ricordate che l’altro è addormentato nel vostro letto.

In verità voi siete bilance che oscillano tra il dolore e la gioia.
Soltanto quando siete vuoti, siete equilibrati e saldi.
Come quando il tesoriere vi solleva per pesare oro e argento, così la vostra gioia e il vostro dolore dovranno sollevarsi oppure ricadere.

Gibran Kahlil, Il Profeta

 

16 pensieri riguardo “Il dolore nel parto: il suo significato

      1. É vero!! Se si accettasse e si includesse il dolore nelle nostre vite, molti eventi sarebbero vissuti diversamente. Escludere l’idea del poter soffrire nel parto é qualcosa che fatico a comprendere.. é doloroso certo, oltre ogni immaginazione, ma se si accetta che fa parte di quel momento e che basta sapersi ascoltare e ascoltare il bimbo, in realtà aiuta tanto!

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  1. È proprio vero quello che scrivi, ho avuto un parto indotto e mooooooolto lungo ma nonostante ciò è stato un parto attivo, fondamentale la presenza di mio marito. Sono arrivata al momento dell’induzione tranquilla e consapevole grazie anche ad un corso preparatorio un po’ più approfondito. Contraria, fin dall’inizio, ad un partoanalgesia. Sono riuscita a controllare il dolore anche ci sono stati dei momenti difficili. La cosa più soddisfacente il momento dell’espulsione con solo 3 spinte è nata la mia bimba e non ho avuto neanche un punto(l’unica cosa che mi terrorizzava)!

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  2. Tutto vero quello che dici, purtroppo io credo che informarsi e prepararsi non sia sufficiente. Bisognerebbe istruire anche chi fa questo mestiere, che l’informazione deve essere alla base di tutto, e che è importante aggiornare la mamma sullo stato del parto e durante il parto, con un atteggiamento empatico e cercando di metterla a suo agio. Io ho avuto una pessima ostetrica ad accompagnarmi nella fase espulsiva, che poi ha commesso pure un grosso errore provocandomi un’ematoma e successivamente un’operazione. Io non ce l’ho con lei perché ha sbagliato ma perché non ha fatto nulla per aiutarmi, era fredda e distaccata, infilava le dita senza chiedermi il permesso o senza pensare che questo poteva inibirmi invece di aiutarmi. Ho fatto il corso preparato (anzi due perché ho fatto anche yoga) e mi sono informata. Eppure non è bastato. Quando è la prima volta una donna si affida totalmente e invece dovrebbe SAPERE che può dire di no, che può rifiutarsi, che può chiedere un’altra ostetrica, che se non vuole l’episiotomia, salvo caso estremi, deve poter dire che non la vuole. Scusa il commento biblico ma è un argomento a cui tengo molto

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    1. Non sai quanto mi dispiaccia leggere le tue parole. Putroppo l’empatia, che nel nostro lavoro è indispensabile, ad alcuni manca ed è davvero una grave mancanza. Proprio per difendersi al meglio, una donna deve essere informata, perchè deve vivere il suo momento con serenità e con le persone da lei scelte. Per questo essere seguita da un’ostetrica durante la gravidanza può far cambiare prospettiva, può dare alla donna gli strumenti giusti per vivere il parto con serenità, con accanto una persona di fiducia che la lascia libera, ma al tempo stesso la sostiene e conosce le sue paure e sa cosa vuole. Ti abbraccio ❤

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  3. Anche io ho trovato interessante questo post. Io ho avuto due parti entrambi cesarei, il primo per forza di cose: ero ricoverata per una preeclampsia e mi controllavano a vista. Quando è arrivato il momento in cui non si poteva più aspettare mi hanno preparata di corsa e mi hanno portata in sala operatoria ma ostetriche, infermiere, la ginecologa che mi ha operata e persino l’anestesista non mi hanno fatto mancare una carezza o un “dai che andrà tutto bene”…insomma proprio come si vede in Grey’s Anatomy!!!! Il post parto lo ammetto è stato difficile per un rialzo di pressione che non riuscivano a controllare e perché un mese a letto che non ha facilitato le cose, ho partorito il mercoledì e mi hanno fatta alzare il sabato quando per la prima volta ho visto il mio bambino che nel frattempo era stato portato in Tin. Ho impiegato circa un mesetto a riprendermi bene ma poi tutto è andato per il meglio. Il secondo parto era partito come naturale, sono entrata in sala parto dilatata di tre cm e mi hanno fatto subito l’epidurale. Purtroppo nonostante la rottura del sacco la dilatazione non procedeva e vista la patologia precedente, visto il pregresso TC la ginecologa (per coincidenza la stessa che aveva fatto nascere Matteo) ha preferito un altro cesareo. Ma la mattina dopo ero in piedi con in braccio la mia bellissima bimba. Lo so il commento è lunghissimo…ma ci tenevo a raccontartelo!

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      1. Guarda la vera differenza l’ha fatta il non avere avuto ancora la patologia della prima gravidanza. Ero in giro fino al giorno prima, tutta la gravidanza è andata bene anche se sempre sotto controllo…quando poi in sala parto ho visto entrare la stessa ginecologa di Matteo beh…lì sì che ho capito che sarebbe andato tutto bene. Poi ripeto, sono stata fortunata perchè ho incontrato persone davvero competenti!

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