Prodromi sembra una parola complicata ma in realtà indica il periodo di tempo, dalla durata indefinita che va dalla comparsa delle prime contrazioni, alle volte anche dolorose, all’inizio del travaglio vero e proprio.
Costituisce una fase dalla durata incerta, che può talvolta gettare nello sconforto le mamme e creare frustrazione perchè è un periodo molto incerto che può durare ore ma anche giorni.
A parole sembra semplice ma, nella realtà, non tanto. Quanto durano i prodromi? Quanto dolore si sente? Quando avviene il passaggio al travaglio vero e proprio? Bisogna recarsi in ospedale o ancora no? Cosa bisogna fare in questa fase, come si gestisce? Difficile dare risposte univoche perché la grande variabilità nella durata e nell’intensità di questa fase ne rendono difficile una definizione più precisa.
In questa fase la fame passa o è accompagnata da sensazioni di nausea. Il senso di irrequietezza fa da padrone.
Ancora non vi è quel sostegno ormonale dato dalle endorfine, che nel corso del travaglio daranno una sorta di torpore, un aiuto nel sopportare il dolore, è difficile lasciarsi andare in questo momento; anzi, l’attenzione è, generalmente, tutta razionale, nel tentativo di capire, analizzare, catalogare, misurare, poter riferire quello che succede.
E’ importante che le donne siano informate prima su ciò che può accadere loro, quello che vivranno è assolutamente normale, non è un’anomalia del travaglio né un’incapacità a gestirlo, solo una fase faticosa, lenta, ma necessaria. Le donne vanno sostenute e indirizzate nella ricerca dei ritmi giusti, che devono essere per forza rallentati, ma che non devono necessariamente prevedere una sospensione delle attività giornaliere: cercare quindi momenti di riposo, di intimità, alternati ad altri di movimento e distrazione, senza limitazioni particolari. Le attività manuali (cucito, cucina, ricamo, scrivere, colorare ecc..) sono di grande aiuto per distrarsi e non pensare al fastidio e al dolore delle contrazioni.
E’ bene cercare di concentrarsi sul proprio corpo, sulle sensazioni che trasmette, in questo momento, come in ogni fase successiva è bene prefissarsi dei piccoli obiettivi, non possiamo pensare che il parto sia il nostro obiettivo, ancora è un traguardo lontano.
Il nostro obiettivo a breve termine è arrivare ad avere contrazioni più regolari sia per frequenza che per durata; e per fare ciò cosa si fa? E’ importante lasciar andare la mente, lasciar andare il giudizio, creare un ambiente confortevole, un nido, intimo, uno spazio sicuro dove sentirsi a proprio agio e poi contornarsi solo di persone di fiducia, che danno sostegno e tranquillità. E’ qui che entra in gioco la figura fondamentale del compagno.
Il compagno ha un ruolo di grande importanza nel rafforzare le competenze delle donne nel periodo prodromico.
Dà sostegno, forza e coraggio; si occupa delle cose alle quali la donna non può pensare in questi momenti.
È certamente difficile e faticoso sostenere il dolore dell’altro ed è effettivamente frustrante stare accanto a una persona che soffre senza sapere come agire, rimanendo soltanto lì a guardare. Ma in quello sguardo si possono mettere molte informazioni positive, e il carico di dolore e fatica che spetta all’uomo durante il travaglio forse è proprio questo: sostenere con fiducia il lavoro della propria compagna.
Oltre al sostegno e alla presenza del proprio compagno, l’avere un’ostetrica che vi segue e vi supporta in questo momento può essere davvero importante per arrivare al travaglio più sicure.
Quando andare in ospedale? Come detto in precedenza l’obiettivo principale è arrivare a percepire contrazioni regolari in frequenza e durata, contrazioni che devono diventare necessariamente anche più dolorose. Se si arriva in ospedale in una fase di travaglio attivo sicuramente le contrazioni, nonostante il cambio di ambiente, non si fermeranno e il travaglio procederà. Se invece, come spesso accade con una prima gravidanza, si va troppo presto in ospedale, nella maggior parte dei casi, il rischio è che le contrazioni subiscano una fase di arresto e che i tempi si allunghino ulteriormente.
L’ostetrica in questa fase è importante per capire quando è il momento giusto per recarsi in ospedale e per dare sostegno alla donna e suggerirle soluzioni per sopportare questa fase così faticosa e spossante.
E voi che ricordo avete di questa fase iniziale del travaglio?